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- Coppia
e sessualità
-
Single: non sempre è una scelta
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Lei parla troppo, lui non l'ascolta
M'AMA
O NON M'AMA?
ALCUNE
RIFLESSIONI SU DONNE CHE AMANO TROPPO E UOMINI CHE NON SANNO AMARE
L'amore è forse uno dei temi più gettonati nelle
discussioni da salotto, nei libri, nelle canzoni, nei film…eppure nessuno ha
mai dato una definizione precisa ed esaustiva di cosa sia questo sentimento.
I baci perugina alla domanda "amore è"
rispondono con mille e una voce, ma nessuna da sola contiene l'essenza
dell'amore. In effetti si possono solo descrivere alcuni aspetti dell'amore,
come la passionalità, il piacere della condivisione di varie esperienze, il
bisogno di "appartenere" l'un l'altro, la gioia dell'incontro con
un'altra persona, in parte simile e in parte diversa, a testimoniare la
complessità di questo sentimento.
Dell'amore già si parlava ai tempi di Adamo ed Eva,
ed in effetti sembra un fatto così naturale e così antico, così spontaneo che
pare quasi incomprensibile vedere così tante difficoltà oggi, nei rapporti di
coppia, o nella ricerca dell'altro. Se guardiamo alla percentuale di divorzi, alle coppie
che scoppiano, ai rapporti strani e difficili in così rapida crescita, ci
sembrerà quasi una rarità la coppia "tradizionale",
fedele e unita, appagata per tutta la vita.
Vien da chiedersi che cosa succede alle nuove
generazioni.
E come sempre accade in questi casi, ascoltando le
donne queste diranno quanto sono difficili gli uomini d'oggi, così infantili,
incapaci d'amare, insicuri o spavaldi, mammoni, così "mordi e fuggi".
Ma anche gli uomini segnalano quanto siano difficili
le donne d'oggi, così aggressive, criticone, esigenti, soffocanti, così
attaccate all'apparire in un certo modo (che sia potente, ricco, forte, dolce,
romantico…….) da lasciare di stucco.
Come psicologa e psicoterapeuta vorrei precisare che
non ci sono "vittime passive" nelle relazioni. Le interazioni nella
coppia sono sempre così complesse, con influenze che vengono da lontano, dal
nostro passato, dal contesto in cui viviamo, per cui sarebbe riduttivo parlare
di innocenti e colpevoli, anche se non è semplice vedere quali parti
consce/inconsce mettiamo in gioco.
Il disagio c'è, ed è diffuso. I motivi possono
essere molteplici.
Alcuni sono cresciuti in famiglie così protettive,
così pacificate al loro interno, da non sentire realmente il bisogno di
separarsi, restando affettivamente dipendenti anche in età adulta. Per loro il
punto di vista della mamma o del papà, consciamente o inconsciamente, resta
prioritario rispetto alla nuova famiglia, e questo fa molto arrabbiare i
partner.
Altri sono rimasti così "scottati" da
relazioni passate che preferiscono non legarsi troppo a una persona, per evitare
di soffrire nel caso la storia finisse, così costruiscono solo relazioni
superficiali, "mordi e fuggi", "usa e getta", relazioni dove
l'ansia, l'aggressività, il bisogno di sfogare la tensione sono dominanti.
Altri ancora sono così abituati a vivere all'insegna
della gratificazione immediata dei propri desideri, sull'onda del piacere, da
non porsi il problema di cosa l'altro davvero pensa, desidera, sente. Così lo
si vuole disponibile quando lo si desidera e lontano quando si vuol stare da
soli (che telefoni, che abbia voglia di uscire in questo momento piuttosto che
in quello), come se si potesse pilotare il suo desiderio, senza tollerare i
tempi o le esigenze sue. Qui rientrano le donne che amano troppo, così come i
Don Giovanni, benché possa sembrare strano questo accostamento.
C'è anche chi è talmente chiuso da lasciar poco
trapelare i propri desideri o sentimenti, magari preferisce essere scelto
piuttosto che scegliere, vivendo poi "passivamente", non da
protagonista la relazione, delegando all'altro parti e scelte importanti.
Questo non vuole essere un elenco delle categorie
esistenti, ma solo uno spunto per riflettere sulla propria relazione di coppia e
sugli ingredienti che contiene.
Pensiamo allo scambio dei regali, a titolo
esemplificativo, visto il tempo di San Valentino, che dicono sia una festa
inventata per vendere fiori e cioccolatini.
Spesso lo scambio dei regali è utilizzato per
comunicare affetto.
Ma come si sceglie il regalo? Quali requisiti e
finalità deve avere? Deve farci perdonare qualche mancanza, quindi serve per
placare i nostri sensi di colpa? E' qualcosa che piace a noi o che indovina i
desideri dell'altro? Sapendo che all'altro piace, lo compreresti anche se non ne
condividi il piacere? E' un regalo personale o no?
Tipici sono i regali per la casa in occasione del
compleanno del marito, come un bel centro tavolo o un servizio nuovo di piatti,
o un oggetto prezioso per farsi perdonare un'assenza o come tecnica di
seduzione, dove i sentimenti e i desideri dell'altro non sono presi in
considerazione.
In una società dove l'immagine di un certo tipo
impera, dove il lavoro e il dovere sono prioritari rispetto ai sentimenti e alle
relazioni, è logico aspettarsi che le persone trovino sempre più difficoltà a
star bene insieme e ad essere felici. Abbiamo perso il contatto con le nostre
emozioni, scambiamo dipendenza ed amore, come nel caso della
"passione" per le droghe, che è un'altra testimonianza.
L' "amore" per l'eroina, ad esempio, offre
emozioni inebrianti, illusoriamente sotto il controllo del singolo, che crede di
poter smettere l'uso quando lo decide, e fatica a vedere il bisogno/dipendente
della sostanza stessa, che lentamente invade la sua vita condizionandola
pesantemente.
Mi auguro che ognuno, nel suo piccolo, possa
accorgersi di questa triste tendenza e cerchi di invertire la rotta.
Barbara Rossi
Psicologa e psicoterapeuta
COPPIA
E SESSUALITA'
E' sempre esistita l'esigenza di costituire
un'unione, che sia di tipo eterosessuale, omosessuale, o transessuale. Chissà,
sembra faccia parte della natura dell'uomo.
Nel tempo il modo di stare insieme nella coppia ha seguito un notevole percorso
evolutivo, quasi un'altra rivoluzione copernicana: dall'essere immersa e confusa
nel clan, all'essere inserita nel contesto della famiglia patriarcale, fino alla
vita di oggi, dove emerge la preoccupazione di definire con chiarezza i confini
e gli spazi dalle rispettive famiglie d'origine.
Addirittura oggi è considerato benefico, per la salute mentale di tutti i
membri della famiglia, tenere distinti i ruoli di padre e madre da quelli di
marito e moglie, da quelli di uomo e donna.
Quante volte si sente dire che un matrimonio non va bene per i legami difficili
e stretti con la famiglia d'origine, a volte fin troppo presenti nel cercare di
favorire un benessere che non viene (vedi conflitti nuora/suocera, tra genitori
di lui/di lei, rivalità genero/suocero, tra essere padre/uomo, madre/donna,
ecc.).
Di fatto ciò che tiene unita la coppia non sono più le regole esterne
(religiose, morali, sociali, economiche, di clan…) ma sono i sentimenti, buoni
o cattivi che siano. Ciò che cementa può essere l'amore ma anche l'odio, la
solidarietà o il conflitto.
Vari infatti sono i motivi per cui le persone si sposano o restano insieme. Ciò
che è certo è che la mancanza di sostegni esterni rende la coppia più fragile
e più soggetta a rotture e separazioni, tanto che alcuni autori stimano in 10
anni la durata del ciclo vitale di un rapporto, dopo di che la coppia si
rifonda, si rinnova o si separa.
Un aspetto importante di questa nuova coppia e che vorremmo sottolineare è la
gestione del potere, in quanto i due componenti della coppia, almeno su un piano
sociale, giuridico, culturale, hanno pari peso. Ciò può avere come conseguenza
la estenuante ricerca del compromesso, per il timore che l'altro non valorizzi
sufficientemente, o la vitalizzante disponibilità a creare nuove soluzioni, con
la possibilità di ottimizzare le reciproche abilità e risorse.
Se ciò può essere valido in tanti campi, è decisivo nell'ambito della
sessualità. Ad esempio ci si chiede: c'è desiderio per entrambi, o c'è il
rimprovero perché l'altro non desidera abbastanza (sempre che si possa imporre
il desiderio)? Chi prende l'iniziativa? Uno solo o entrambi? C'è piacere per
tutti e due o prevale il desiderio di soddisfare l'altro, anche rinunciando al
proprio piacere? C'è una piena soddisfazione o c'è l'ambivalente speranza che
la prossima volta vada meglio? O c'è la triste e amara rinuncia a sperare in un
miglioramento? Ci sono regole predefinite e rigide sul quando e come, o c'è la
libertà di sperimentare in modo creativo nuovi modi? Un letto di intimità o un
terreno di guerra dove si giocano conflitti ben più grandi?
E' evidente come abbia perso valore la finalità prevalentemente riproduttiva
della sessualità coniugale e acquisti sempre più importanza la passione,
l'intimità, la complicità, la progettualità, dove tenerezza si integra con
sensualità ed eros.
Potremmo dire che due sono le facce dell'amore: l' "amor sacro", come
l'affetto puro e profondo di una madre, e l' "amor profano", come il
gioco seduttivo e accattivante di un'amante.
Quando il gioco affettivo - sessuale è armonico e sereno, queste due parti
sacro/profano devono conciliarsi nella stessa persona; quando invece queste
parti non si conciliano, tanto da vedere moglie/marito più come una madre/padre
che come un compagna/o, ne nasce una forte tensione conflittuale, o la ricerca
di un'amante (si dividono così su due persone le due parti).
Allo stesso modo la paura di non bastare all'altro o di non essere
sufficientemente bravi e all'altezza della situazione, genera una tale tensione
che si ripercuote sul rapporto limitandolo (impotenza, frigidità, eiaculazione
precoce, anorgasmia, ecc.).
Il viagra ed altri farmaci, talvolta utilizzati come ausilio, se possono
risolvere il problema da un punto di vista anatomico-funzionale, non risolvono i
significati affettivi che rendono difficile il lasciarsi andare al piacere,
realizzando un pieno soddisfacimento.
Dott.ssa B. Rossi,
psicologa e psicoterapeuta
Dott. E. Coppola,
psichiatra e psicoterapeuta
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